Paradiso amaro,
nell’ossimoro sbiadito del titolo italiano viene riassunta la piattezza del
film.
La trama è semplice e
banale. La moglie di un ricco avvocato immobiliare( mi pare che questo facesse,
ma non ho ben capito il mestiere visto che in tutto il film cerca di vendere un
pezzo di isola) va in coma in seguito ad un incidente in mare. Il marito cerca di unire o
meglio riunire la famiglia, divisa, in questo momento di lutto e dolore.
“I miei amici credono che solo perché abito
alle Hawaii io viva in paradiso” questo è l’incipit del film. E io aggiungo se
vivi alle Hawaii e sei pallido cadaverico, passi 24 ore al giorno in ufficio,
trascurando tua moglie che infatti ti tradisce, tua figlia ecc, te la sei
cercata. Nessun luogo sarà mai il paradiso per viverci, visto che non sarai mai
365 giorni all’anno in vacanza, ma le Hawaii non sono la valle della morte.
Comunque questa commedia drammatica rimane inerte per quasi 120 m, che sembrano
un ‘eternità, in una sorta di nulla emotivo che non sconfina mai nel dramma o
nella commedia. La storia come accennato è leggera. L’incidente della moglie
cambia la vita dell’avvocato immobiliarista, Clooney. Lui cerca di affrontare
il dramma in maniera razionale e equilibrata. Cerca di recuperare il rapporto
con le figlie(perchè come era prevedibile e scontato lui era il genitore di
riserva) evidenziando le difficoltà di comunicazione. "Una famiglia è proprio
come un arcipelago, le cui isole sono un tutt’uno benché, separate, sole e
sempre alla deriva, lentamente si allontanino”. Però se i temi sono elevati,
come per esempio la precarietà della vita, il modo in cui sono trattati è
stucchevole in stile soap opera. L’ancora una volta insopportabile
Clooney(basta per favore non fatelo recitare più, affogatelo nel caffè) si
limita a fare smorfie per esprimere il dolore che prova, senza riuscirci. Tutti
i personaggi sono disegnati con il compasso. La figlia adolescente
ribelle(avvilente nella sua scontatezza), la moglie fedifraga, l’amante
opportunista, per non parlare della moglie di questo e della sua scena di
gelosia al capezzale della signora Clooney. Il tutto ammassato alla rinfusa con
un finale felice dove l’arcipelago familiare si riunisce. Per chi scrive un
brutto film che riesce ad annullare sia
il dramma che la commedia. Nemmeno originale l’idea del regista di dare a
Shaggy, Norville Rogers, attore più buffo che bello il ruolo dell’amante antagonista di Clooney per rimarcare l’amarezza del paradiso.
fsn
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