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febbraio 27, 2012

THE ARTIST, Michel Hazanavicius o anche: "w la zia di Francesco Piccolo"

Alla fine (secondo anno consecutivo, dopo King's speech - alla faccia dei luoghi comuni e del ridicolo vittimismo italiano), molti degli Oscar principali - eccezion fatta per quelli, meritatissimi, andati a Meryl Streep (Iron Lady, attrice protagonista), Woody Allen (Midnight in Paris, sceneggiatura originale) e Octavia Spencer (The Help, attrice non protagonista) - sono andati a The Artist, film tutto francese di (apparente) omaggio alla stagione hollywoodiana del muto. 
Se ne farà una ragione Francesco Piccolo, e sarà magari contenta sua zia, al pari di quella sinistra così reazionaria perché solidarizzante (?) con l'anacronistico eroe George Valentin (Jean Dujardin - bravissimo: avercene in Italia, gente così!), il quale - lettura del nostro scrittore - non si adatta e difende, incapace di andar incontro ed abbracciare il nuovo, una roccaforte fatta di privilegi & pubblico adorante, un'odiosa rendita di posizione. Che dovrebbe invece cessare in nome del progresso (in questo starebbe l'esser progressisti?).
Mi pare sia una lettura forzata e "bastiancontraristica", perché George Valentin non difende proprio niente (anzi soccombe al nuovo, ne è travolto nemmeno troppo suo malgrado - si potrebbe, al limite, volendo perder tempo, disquisire sulla immancabile vicinanza della sinistra ad eroi che fatalmente soccombono, allo star sempre dalla parte di chi perde, ma credo che non ne valga la pena, né ho avvertito crociate sinistrorse in difesa di The Artist!) né ha la spocchia o la prepotenza del Barone universitario che difende il suo angolo d'accademia, il suo particulare. Tantomeno è un fatto di simpatia verso qualcuno, e basti a dimostrarlo il fatto che il produttore Zimmer (John Goodman, fantastico anche lui, ma in questo caso si andava sul sicuro a scatola chiusa) non scateni chissà quali antipatie o reazioni allergiche in chi guarda. 
Il fatto è che The Artist narra una vicenda sorprendentemente fresca e divertente, che non vuol render giustizia ad un'epoca a scapito di un'altra, brutta e cattiva e senz'anima o quant'altro; né contiene chissà qual messaggio politico. Colpisce (e anche più del solito, vista la provenienza francese, sempre imbevuta d'autocompiacimenti e intellettualismi fini a se stessi) la leggerezza dei riferimenti, colti eppure popolari, "alti" eppur alla portata; citazioni ed ammiccamenti da e per cinefili, ma sciolti nel divertimento di una modernissima e divertente commedia - ancora una volta, a dimostrare che noia, magniloquenza, ieraticità non sono necessariamente sinonimo di cultura.
The Artist è un fiore di serra delicato e piacevole, costruito con una grazia fuori dal comune (a me ha fatto pensare - per ragioni opposte a Piccolo - al Pascoli poeta in latino); un film sincero e nient'affatto furbo, ingegnoso e commovente, che cattura ottimamente atmosfere e le ripropone miracolosamente aggiornate (mediate più che aggiornate, forse...) ai nostri giorni, tese sul filo di una vicenda garbatamente amorosa à la façon des vieux jours, e in cui un uomo lotta per la propria sopravvivenza, "spendendo tutto se stesso e tutto il suo patrimonio, in un mondo che è cambiato all'improvviso e in cui non avrebbe nessuna speranza" (cito, bontà sua, dal mio amicone Ferraù. Buonanima. No, cioè, insomma lui).
Magistrale la sequenza dell'incubo - si pensa nientemeno che a Charlie Chaplin - magistrali sia Dujardin che Berenice Bejo, col regista Haznavicious veramente Tre tizi in una barca-macchina del tempo, per tacer del cane.

1 commento:

FSN ha detto...

A me, pur nella sua perfezione di stile,mascherando il tutto con lo stratagemma del muto(altrimenti sarebbe stato quasi un plagio) ha ricordato Viale del tramonto, in versione meno drammatica.
Comunque un film riuscito.
FSN