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maggio 04, 2006

CHIEDI ALLA POLVERE (Ask the Dust), Robert Towne

Ma andate a fare in culo! Ecco, la recensione dovrebbe star tutta qua, e tanti saluti.
Però: poiché chi legge (io stesso medesimo e basta, penso) paga (?), e ha quindi sempre diritto a qualche cosa che secondo me sarebbero solo e soltanto nerbate & ghiaja in culo, però per i più dice siano spiegazioni, vediamo di dargliele. Per le nerbate, magari ripassate.
Allora, Robert Towne è un amico di vecchia data di John Fante, nonché un suo grande ammiratore. Ha firmato la sceneggiatura di Chinatown di Polanski e Toro Scatenato di Scorsese, mica cazzi. Sì, però anche di Mission Impossibile 2, checcazzo. Comunque sia, anni fa (1993) Robert Towne si è messo a scrivere una sceneggiatura da Chiedi alla polvere, in vista di un progetto che prevedeva la trasposizione cinematografica del romanzo. Contemporaneamente, pare abbia acquisito i diritti anche per La confraternita del chianti (che einaudi ha ripubblicato, al pari di tutta l’opera di fante, riproponendocela col titolo de La confratenita dell’uva e con una bella introduzione di qualche personalità di grido, com’è ormai costume. Magari c’è pure, in qualche volume della nuova serie, l’intervento – gioia! – di Ammaniti o di Baricco). A proposito, in più parrebbe anche che Peter Falk abbia acquistato i diritti per Il mio cane stupido, e abbia pensato a un futuro film con John Turturro. Per adesso, comunque, il testo è stato portato sulle scene teatrali con un monologo di Andrea Brambilla (sì, quello che faceva “si, pronto, centrale? ce l’ho qui la brioooooocheee” – si cambia tanto, nella vita), che se non regge (non potrebbe, ovvio) il paragone con l’originale, è comunque carino e godibile. Comunque sia, la sceneggiatura in questione è pubblicata in un bel volumetto nero con le consuete e orribil-improponibili (ma chi l’avrà raccomandato, quello? Che sia il padrone?) illustrazioni che da sempre contraddistinguono marcos y marcos, ed è raccolta assieme al Prologo a Chiedi alla polvere (di fatto, un’altra veloce stesura del racconto), e ad un capitolo della biografia di John Fante, scritta dal biografo ufficiale, Stephen Cooper. La sceneggiatura di Towne giunge, più o meno, al punto in cui Bandini ruba le bottiglie di latte dal furgone del lattaio amico di Hellfrick. Quindi, non molto in là.
Questo, per quel che riguarda l’antefatto. Per rilanciare in allegria, mettiamo sul piatto anche che il film è prodotto da Tom Cruise (!), e che gli attori sono Colin Farrell, che sta sempre in canottiera e ha un bel fisico ed è pure un po sexy, e Salma Hayek, che nelle interviste di presentazione ha rilasciato meravigliose dichiarazioni del tipo “il libro non l’ho mai letto”, “la sceneggiatura l’ho letta una volta anni fa, ma non ci ho capito nulla. Poi l’ho riletta a distanza di anni, e allora mi è piaciuta, e ho capito perché: non ero abbastanza matura, prima”.
Il film è mostruoso. Da un certo punto in poi, si passa all’invenzione e al caos più totale, e probabilmente John Fante sarà lì che si rivolta nella tomba, cieco e senza gambe com’è finito, povero lui. Arturo Bandini e Camilla Lopez finiscono a villeggiare senza motivo dentro ad uno stucchevole paesaggio che fa molto pubblicità-Nivea: casa in riva al mare, amorevole veranda, spiaggia deserta e pseudo-selvaggia, cucciolo tenero & dolce, bambini giapponesi (?) che si ritrovano davanti casa loro per giocare, la mattina, a rugby (con camilla – che si trova per l’occasione un paio di pantaloni – e arturo che partecipano); arturo che insegna teneramente a leggere a camilla, sdraiato con lei sul letto con un libro di favole, interrogandola poi per un misterioso quanto improbabile esame per la cittadinanza americana (“quante stelle ha la bandiera americana?”, ecc ecc). Poi i due trombano (e ce la fanno vedere proprio tutta, così, tanto per metterci anche l’immancabile scena di sesso – il culo di Colin Farrell-Bandini, Camilla che apre le gambe, e via e via), vanno al cinema, si confrontano su temi quali l’immigrazione e la discriminazione razziale, lei lo lascia perché lui non la vuole sposare, e via e via.
Insomma, son cose belle; pare quasi che, arrivati a metà del film si sia intromesso il produttore (Tom-Cruise-dopo-la-cura, quella che lo ha dotato della quarta espressione di cui è attualmente capace - quella con l'occhio pio e il sopracciglio alzato) e abbia detto qualcosa del tipo:
“ma che è ‘sta roba? ora mi son rotto il cazzo, e ora la scrivo io un po’, la sceneggiatura. Vedrai la facevo meglio io del JohnFante, lì. Che vi credete, io ho recitato pure con kubrick, ora ve lo faccio vedere io chi è quello che sa, qui!”
E ci s’è messo d’impegno. Questo è il risultato: imbarazzante, che fa perdere non tanto e non solo la trama del romanzo ma, in tutto e per tutto lo spirito su cui si basa, riducendolo a un insulso feuilleton degno tutt'al più di una fiction televisiva con Martina Stella o Elisabetta Canalis.
Un pappone melenso, ridicolo e inverosimile, che si chiude con la morte (!) di Camilla, la sparizione (forzata, fuori luogo e inutile) di Sammy il barista e con un bandini che si è fatto crescere non si sa bene come e perché, i baffi e torna, con tanto di cane-ormai-cresciuto, proprio il suo cane mi pare ovvio, sul luogo in cui aveva a suo tempo seppellito (!) il corpo di camilla, le ultime parole della quale erano state “non mi lasciare mai”. Poi, di punto in bianco, era schiantata. Perché di tisi si muore così, pare. Si tossisce un po’, si sputa un po’ di sangue, e poi si muore in silenzio e tranquilli tranquilli. Abbracciati lagrimevolmente al proprio amore & tesoro, che veniamo a sapere è "cresciuto dentro di lei, come un bambino" (???).
Decenti, almeno per gli inizi (fin quando il film segue, più o meno, l’andamento del romanzo) i personaggi di Hellfrick e di Sammy, nonché la fotografia (un po’ troppo abusato l’effetto “grande depressione”, con quel tono di giallo-vecchio-oro, ma tutto sommato ok)
Nessuno, fra quelli che se ne sono occupati dopo (ma l’avranno letto, il libro?), ha detto nulla riguardo alla totale diversità del romanzo di John Fante, nemmeno sulla trama. E all’inizio del film si trova scritto “based upon the novel ask the dust, by John Fante”.
Ragion per cui, quindi:
Ma andate a fare in culo! NERBATE & GHIAJA IN CULO. A tutti voi

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