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maggio 29, 2006

ROMANCE & CIGARETTES, John Turturro

Allora, la produzione dei Coen conta non moltissimi film, dagli anni ’80 ad oggi. Toh, pigliate:

Blood simple [Sangue facile]
Barton Fink [Barton Fink]
Rising Arizona [Arizona junior]
Fargo [Fargo]
Miller's crossing [Crocevia della morte]
The Hudsucker Proxy [Mister Hula-Hop]
The Big Lebowski [Il grande Lebowski]
O brother, where are thou? [Fratello dove sei]
The man who wasn’t there [L’uomo che non c’era]
Intolerable cruelty [Prima ti sposo, poi ti rovino]
Ladykiller [La signora omicidi]

Undici, in tutto; in più, un paio di produzioni:

Bad Santa [Babbo bastardo], regia di Terry Twigoff, e appunto questo ultimo
Romance & cigarettes [Romance & cigarettes], regia di John Turturro.

Gli attori, con qualche novità ogni tanto – e magari concessione al successo e al botteghino – sono sempre più o meno gli stessi: John Turturro, Steve Buscemi, John Goodman, Billy-Bob Thorton, Frances MacDormand, Holly Hunter. George Clooney, Nicholas Cage, eccetera. Questi, comunque, i principali.
Ora, con punte più o meno alte (meglio questo, meglio quello, via così), io i Coen li amo et li adoro. Quindi sarò pure di parte. Non sono riuscito ancora a vedere i vecchi Barton Fink e Blood simple, ma vedrò di rimediare (Blood simple esce in DVD a giugno – ed è ridicolo che di Fargo ancora non esista nessuna edizione rimasterizzata). Ho pure il volume di racconti di uno dei due (Ethan), I cancelli dell’Eden, edito da Einaudi e ormai fuori catalogo, perché per l’editoria italiana è meglio certo pubblicare e ri-pubblicare la Mazzantini o Baricco, laddove quella –off tende a far conventicola chiusa e auto-incensante.
Comunque, si diceva di Romance & Cigarettes. Romance & Cigarettes è fantastico. Per giorni, poi, un fan dei Coen non può smettere di pensare a Bo Diddley (magnifico, eccezionale, super Christoper Walken) che sui ricordi che vanno canta Delilah, o a Steve Buscemi che fa l’operaio (“stai scherzando, fa male! Chi me lo taglierà lo farà per vendetta”). Idem per le tre sorelle che provano canzoni straziate in giardino (“siamooo… belleee!”). E anche la fidanzata del fruttivendolo non è male.
Grandi anche gli altri interpreti: Gandolfini (che in pratica prende – bene, benissimo – la parte che anni fa sarebbe stata certo di John Goodman), Susan Sarandon e Kate Winslet versione Tori Amos. Tutti insieme, continuano e rimpolpano la pittoresca et variopinta galleria al cui vertice c’è Drugo, uno dei personaggi degni di una storia del cinema con la S maiuscola.
Grande anche la colonna sonora, come da tradizione.
Il punto forse è che, di fondo, al di là dei singoli film, dei registri espressivi, dei temi toccati, i Coen (e Turturro, con Buscemi l’attore per eccellenza dei Coen, con 6 presenze su 10) hanno una specie di marchio di fabbrica, che unisce tre diverse componenti e lega tutto il resto: l’assurdo, lo stralunato e il frenetico. E personaggi di contorno (oltre ai principali) assolutamente incredibili. La cosa, nell’insieme, suscita un riso grottesco e una sensazione straniante, un “fuori posto” per chi guarda, stranamente piacevole e disorientante. È assolutamente fantastico, nell’insieme.
Qui, questo marchio di fabbrica c’è, e tanto basta. John Turturro lascia da parte Illuminata (pretenzioso, capace più che altro di annoiare o confondere) e tira fuori qualcosa di memorabile, imparando dai suoi primi maestri. Nonostante i multisala preferiscano fare spazio al Codice di minchio, o alle evoluzioni di un Patrick Swayze anziano ma ancora piroettante e/o piacente (??? - per tacere di altri polpettoni italiani sentimental-intimisti, come da consolidata e arrugginita tradizione), vedete d’attrezzarvi e andarlo a vedere comunque. Sennò vi rubo i coprimozzi delle vostre macchine di merda. Chi ha la GIP, gliela brucio. Idem per la Smart o la Mini, con l'aggravante che prima gli caco sul sedile passeggero. In culo, tutti quanti.

W i Coen.

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