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settembre 18, 2004

S. RUSHDIE, Furia (Fury)

Confuso, caotico e non interessante, se non per pochi stralci: un libro che si fa una fatica tremenda a leggere. Fatica che non vale la pena di fare. Si vede però che è scritto da un grande scrittore, un grande scrittore che magari ha clamorosamente toppato la prova. L’abilità di scrittura è indubbia, un enciclopedismo sterminato (Rushdie appartiene senza dubbio a quella classe di scrittori come Roth, De Lillo, magari anche il nostro Eco) pure, ma di sicuro più che tutto torna la noia, l’eccesso, l’intricato fino a perdercisi (lo stesso enciclopedismo, l’erudizione fine a se stessa, magari tirata fuori gratuitamente, così tanto per impressionare, è una cosa non propriamente positiva, in fin dei conti). Perché qui il problema non è tanto lo stile, ma la storia. Che fa tanto fumo, ma poi alla fine non fa restar nulla di sé. E la cosa rompe.La fantascienza, qui, è come vedere un pinguino all’equatore. E quanto alle tirate sugli autori della stessa (compreso il capitolo 12, un immaginario primo capitolo di romanzo di fantascienza) risultano insopportabili come poche altre cose. Si possono pure saltare senza perdere nulla del resto del romanzo. E questo, fino a prova contraria, è un discreto limite, no?In teoria, Rushdie cerca di comprendere tutto il mondo odierno, proprio tutto (dalla filosofia a Jennifer Lopez, dal Olanda-Jugoslavia 4-0 agli Europei del 2000 a gruppi di rivoluzionari utopistici), nella sua scrittura, di circoscriverlo col suo sguardo, e offrircelo magari compresso e rimasticato, a macerie e brandelli, sottoforma di caos; di fatto, annoia e basta. E irrita ancor di più il rendersi conto che l’autore è uno dei migliori che ci siano in circolazione. Irrita, insomma, vedere che i mezzi li avrebbe. E fa cazzate così.
Certi particolari, poi, sono quantomeno irritanti nella loro ingenuità (pare quasi che l’autore si vanti per se stesso, autostrizzandosi l’occhio per le sue capacità affabulatorio-amatorie): difficile, nella vita vera, che un professore universitario di mezz'età passi da una ragazza all'altra, così come se piovesse. La bella indiana, nel mondo reale, starebbe con un calciatore (in Italia) o con un ricchissimo uomo d'affari (in USA)! Ok, anche con uno scrittore, purché ricco e famoso (famoso UGUALE spesso in TV, per un motivo o per un altro, non so se ci capiamo - fama=visibilità). Infine piccolo cammeo sull'accademismo vuoto e inconcludente che spesso fa bella (?) mostra di sé: il lavoro di dottorato della prima moglie di Malik Solanka. Semplicemente fantastico: dopo aver saputo che Otello ama Desdemona per quello che rappresenta ai suoi occhi, dopo aver compreso che lui è ipostasi dell'uomo orientale, dopo insomma aver visto che questa povera figliola ha speso i suoi anni migliori in sì utile e avvincente saggio critico... sinceramente vengono davvero dei dubbi sull'utilità degli studi...

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