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novembre 20, 2006

MARIE ANTOINETTE, Sofia Coppola

Allora: Sofia Coppola ha un Naso Veramente Importante. Inoltre è Figlia-Di, e ha dietro di sé la casa di produzione cinematografica-centro di ricerca-laboratorio d’idee dello stesso padre di cui è figlia-di. La casa si chiama Zoetrope, ed è quanto di più vicino al paradiso si possa immaginare. Così ne parla il fondatore, Francis Ford, di cui la Nasona è Figlia-Di: “ho in mente uno studio da sogno sulle nuvole, composto da un bel gruppo di edifici circondati da parchi e giardini; l’Ufficio Scrittori è facile da riconoscere: ha un’enorme penna gialla appesa sopra la porta di ingresso e un bar al suo interno. Al primo piano si trova la mia rivista di short story, «Zoetrope: All Story» (accanto al bar), e sugli altri piani ci sono l’Ufficio Sceneggiature, l’Ufficio Soggetti e il Centro Documentazione per Scrittori. Nel seminterrato è situata una piccola cella di isolamento: l’Ufficio Idee Pazze. Io passo molto del mio tempo lì a escogitare idee, e «Zoetrope: All Story» è una di queste”. Cosmico. Che ci aggiungo? F.F. ha smesso di far film e sta lì a pensare a nuovi modi di creatività, a cercare di fare e far fare qualcosa di nuovo. Sì, signori: un tipo famoso, colto, intelligente, coi soldi, che commissiona e cerca nuove idee, ricerca e dà spazio a nuove persone con idee, mettendo pure a disposizione una rivista per le short-stories (appunto “Zoetrope: All Story”, una silloge della quale è uscita pure in libro, in Italia). Un mecenate-artista illuminato, con una figlia. Che – guarda caso – si mette a far film, col suo Naso Importante. Partiamo dalla critica che a Marie-Antoinette fanno su Il Foglio (!): “due ore di delizia”. Ecco: due ore di delizia una bella sega. Non son due ore di delizia, due ore in cui si vede spuntare per tre volte un microfono peloso dall’alto, per errore; non son due ore di delizia, due ore in cui si fa (con cognizione di causa – poi ne dico) un ritratto fra il kitsch e il glam di una regina spensierata e frivola, per poi farla apparire di colpo grave e compresa del suo regale ruolo divino, cambiando tono e impianto generale al film; non son due ore di delizia, due ore in cui si vedono un paio di Converse tra la collezione di scarpe della Regina; non son due ore di delizia, due ore in cui un figlio (il di lì a poco decapitato Quasi-Luigi XVII) in pratica nasce di tre anni, tanto par quasi coetaneo della primogenita. Qualche bella trovata, sì, ma perché a me se mando - per esempio, eh? - dei racconti o romanzi a giro per case editrici mi trovano tutti i difetti possibili (e i personaggi non sono perfettamente delineati psicologicamente; e non descrivi, bensì suggerisci; e i dialoghi son troppo didascalici; e la storia non ha uno sviluppo narrativamente coerente, ecc. ecc.) e a lei e a quelle come lei gli fanno fare (pubblicano) un film (libro) del genere? E poi ci devono pure venire ad ammorbare con la storia che è assai peggio esser Figli-Di, che si lotta contro chissà quale pesantissima eredità? Ma vaffanculo.
Comunque, qui qualcosa di buono c’è. Non credo venga dalla Nasona, quanto dal babbo, ma fa niente; il film è suo e quindi bisognerà parlarne. L’idea di fondo, anzitutto. E l’idea di fondo è: non siamo cambiati; nel ‘700, come oggi, l’aristocrazia imperava. Quella era un’aristocrazia di sangue; questa è un’aristocrazia del denaro. Entrambe basate sul nulla. Ecco spiegata Marie-Antoinette come Paris Hilton, Jennifer Lopez, Britney Spears e qualche altra nullità del jet-set nostrano, star della movida. Le feste, i cagnolini-da-borsetta, le miriadi di scarpe e vestiti, la pseudo-cocaina e le pseudo-canne (ok, questo un po’ esagerato, cara la nostra Nasona…) alle feste, i parrucchieri-stilisti-guru. Tutto come allora, tutto come oggi. In questo contesto ecco perfettamente a calzare a pennello il tono di fondo e la musica pop-rock di sottofondo, fino pure alle Converse bellamente inquadrate e alla regina che si mostra nuda (difficile che i reali, stirpe divina – almeno secondo loro – si mostrassero nudi a chicchessia) al suo amante. Non si cerca la realtà storica, e va bene. Ma non esageriamo. Anche perché, di punto in bianco, senza grossi motivazioni se non quelle di far finire il film, Marie-Antoinette diventa la Regina nel senso più Nobile del termine, capace di atteggiamenti regali e di inchini (bello) estremamente significativi di fronte al popolo inferocito, nobile coraggio e ieraticità nell’affermare “il mio posto è qui, accanto al mio sovrano”.
Bella anche l’idea di lasciar sullo sfondo i giganteschi avvenimenti storici che si addensano come nubi su una società da abbattere, con l’idea che Hollywood-Versailles e la gente che lo popola sia un mondo a sé, completamente staccato dal resto. Ancora: un po’ come oggi. Com'è anche stata la vita di quel Naso-coi-capelli.
Nonostante qualche (maldestro e troppo sbandierato, e perciò “suo”) tentativo di inserirsi in filoni dotti – Kubrick Rossellini e l’immancabile Eisenstein, rispettivamente con Barry Lyndon, La presa del Potere da parte di Luigi XIV e Ottobre (mostrare il Potere attraverso i suoi orpelli – si pensi qui alla sequenza di dolci, scarpe, chincaglierie; ma anche il finale troncato e dimesso deve molto a Kubrick), restano grossi difetti, anche di credibilità: Luigi XV più che un re, pare un mandriano texano assai dotato in petrolio e rozzezza; la servitù misteriosamente parla e annuncia in francese, e così la figlia di Marie-Antoinette, almeno per i primi anni di vita. Le gazzette satiriche che a un certo punto sfilano davanti alla cinepresa sono in Inglese. Su Asia Argento (quante cazzo saranno le attrici, in America?) è meglio stendere un velo pietoso; quantomeno, non importava ruttasse.
Su tutto, poi, i microfoni che sbucan dall’alto. O era il Naso Importante dell’Artistona?

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