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ottobre 31, 2003

KILL BILL - VOLUME I, Quentin Tarantino

Kill Bill è veramente un film EPOCALE. Orribile, ridicolo, con una sceneggiatura che potrebbe esser stata scritta da un ragazzino, piena com’è di incongruenze, personaggi rigidamente divisi in buoni e cattivi, esagerazioni, e tutta una serie di cose così. Ma, con tutto ciò, è un film veramente epocale.
Ogni cosa è bella alla sua maniera, si potrebbe dire: immaginate di vedere, camminando per la campagna, un’enorme cacata di mucca, lì, ferma, del tutto presente, che può esprimere migliaia di significati solo con quel suo essere lì, magari con qualche mosca intorno. Ecco, che direte? Non so voi, ma io certo dirò: “ma che bella cacata!”. Quasi ammirato. E questo è il punto. Quella zotta è meravigliosa come cacata, perfetta, compiuta in sé e per sé, intangibile; e lo stesso vale per il film (il quarto film, come si premurano di avvertirci fin dai titoli di testa – a proposito, perché tradurre così qualsiasi cosa? Nel caso, appariva scritto: “The 4th Quentin Tarantino film”, e subito sotto: “Il quarto film di Quentin Tarantino”; poi, all’inizio vero e proprio del film, più tardi: “Pasadena, California”, e sotto “Pasadena, California”. Mah…) di Tarantino. Non ha nessun senso metterlo (e magari confrontarlo) in una ideale galleria di film. Non ha nessun senso contestarne qualche aspetto basandosi sui paradigmi di verosimiglianza, unità di tempo luogo e spazio, o altre stronzate. Non ha nessun senso, quasi, parlarne. Perché non c’è niente da dire. C’è solo da VEDERE. Se poi qualcuno vuole ripensare all’Opera di Pechino (Jing Ju), con tutti quei balletti estremi, faccia pure. Stesso discorso per i Samurai. O Kenshiro, i Manga; un sacco di altre cose di cui so troppo poco per parlare. Fate pure: tanto questo film sta lì, un enorme manifesto a cartoni animati, solido, coloratissimo, di grande impatto. Semplicistico? Ok, semplicistico. Ma un mattone (dico proprio fisicamente, Il mattone, senza nessuna metafora allusiva) lo è, semplicistico nella sua consistenza?
Tra le poche cose che si possono dire è che questo è il film che Tarantino VOLEVA fare. Da sempre. Ci rivediamo il bambinone che è in lui, quello che divorava telefilm, cartoni e film di serie z, da ragazzo, e che con tutto questo è cresciuto. La sceneggiatura, del resto potrebbe averla tranquillamente scritta un ragazzo del genere, cresciuto a pane e tv, col viso coperto di brufoli, e magari mago dei primi linguaggi basic e/o macchina: anche nel Volume II non mi aspetto di sapere perché un tempo ci fosse la squadra delle Vipere Assassine, che scopo avesse nel mondo, perché e soprattutto chi mai dovessero andare ad assassinare a giro. Perché proprio delle donne-perfette-macchine-da-guerra, con un capo-tiranno-gentiluomo stile Charlie’s Angel, e via così. Semplicemente c’erano, e questo ci basti. C’erano perché ci dovevano essere, c’erano perché sul “c’era una volta” nessuno si è mai sentito di dover dare spiegazioni di nessun genere (e ci mancherebbe!). Si parte da uno stato di cose su cui non ci può esser nulla da obiettare e poi ci si getta una manciata di pepe (ecco, magari sapremo qualcosa di più su quella maciata di pepe, sul perché, cioè, è successo quel che è successo, perché, insomma, pestano così la povera Black Mamba il giorno delle sue nozze) e si fanno succedere un sacco di cose, coi personaggi come figurine. Già, i personaggi: nemmeno su di loro (e i nomi, i nomi: Vernita Green, Black Mamba, le Vipere Assassine, Go-go… nomi che solo un sedicenne può inventare) c’è un minimo approfondimento caratteriale. Ed è perfetto così: puro intreccio, mettendo nel calderone sempre più ingredienti grezzi (del resto anche l’Orlando Innamorato prima e l’Orlando Furioso poi – ok, l’Orlando Furioso meno, non vi arrabbiate… meno! – potrebbero dirsi un guazzabuglio di storie intrecciate fra loro, senza andar troppo per il sottile, seppur di gusto, perfette ecc ecc).
Per smetterla qui: se leviamo Kill Bill Volume I da tutto questo contesto, vi diverrà la più grande cazzata possibile. Immane (resterà comunque la grandezza, si noti). Se ce lo lasciamo, invece, sarà IL CAPOLAVORO. C’è gente, penso, che può impazzire per questo film...
ah, ultima parola per la tanto declamata e deprecata violenza del film. Non esiste, letteralmente. Il sangue scorre a fiumi, saltano teste, arti, ecc ecc. Ma di qui a dire che faccia effetto… beh, ma andate in culo, via…
Certo, potreste dirmi: ma tu porteresti tuo figlio a vedere questo film? No, cazzo, certo che non ce lo porterei.
Non ho un figlio.

(ok, e poi il film è vietato ai minori di 14 anni, e poi in ogni modo non ce lo porterei: però IO non lo porterei a vedere quasi nulla di quel che danno, quindi il problema non può porsi solo di fronte a “il 4 film di Tarantino”)

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