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gennaio 22, 2010

ELMORE LEONARD, Killshot

“Le dirò un'altra cosa. Non l'ho mai vista, mia nonna, spedire i gabbiani a scacazzare sulla macchina di qualcuno. Sì, certo, la gente diceva che ne era capace, ma io non l'ho vista mai. Una volta si era messa in testa di trasformarmi in un gufo. Io dissi: «non voglio diventare un gufo, voglio diventare un merlo». Va bene, disse lei. Così mi chiusi nella capanna del sudore, e ci restai per qualche ora. Va be', me ne esco tutto nudo, una coperta addosso. Lei comincia a battere su quel suo piccolo tamburo e a cantare in ojibway. Poi smette, mi dice di gettare la coperta e volare via. Io la getto a terra e alzo le braccia. Non succede niente. Mi tocco tutto quanto e le dico: «non sono un merlo, sono sempre io». E lei: «Quand'è l'ultima volta che hai fatto il bagno?» Io: «Quando mi sono lavato vuoi dire? Ieri» . Lei: «Oh, non dovevi fare il bagno per un mese». E così non sono diventato un merlo”. Alzò di nuovo il bicchiere a mo' di brindisi: “Questa è la storia della mia vita, che la capisca o no”, e bevve.
Carmen disse: “C'è qualcuno che vuol diventare un merlo?”
Lui parve gradire questa frase e arrivò quasi a sorridere: “Se potesse diventare un uccello, quale sceglierebbe?”

C'è un detto, nel settore, in USA. Si dice, più o meno: "volevo suicidarmi, poi ho scoperto che Elmore Leonard ha scritto un altro libro".
Non sarà sempre vero, forse.
In questo caso, certo sì.
Killshot (libro vecchio - noialtri arriviamo sempre esimi - nuova traduzione. Nulla più di un'operazione commerciale, a ricordare che la letteratura è prima di tutto merce, e come ogni merce, conta più che altro come la vendi. Il cosa è altro discorso, anche se in questo caso, non per merito di chi vende per carità, siamo al di sopra di ogni sospetto) è qualcosa di fenomenale. Come sempre per i romanzi di Leonard non è un semplice thriller, non un semplice noir, non una detective-story. È anche ciò che forse ci separa maggiormente da questo tipo di grandezza: da noi il thriller è genere; ben coltivato (a volte) quanto si vorrà, ma genere. Su noi pesa ancora l'eredità settaria degli Urania o chi per loro. Là è tranquillamente mainstream, con tutto ciò che questo comporta (lasciamo a gente più brava un'ipotetica associazione tra questo dato e una tipologia di società assai più avvezza al crimine e all'omicidio, alle pistole, etc).
In ogni caso, eccezionali le caratterizzazioni dei personaggi, col solito e meraviglioso senso di grottesco/humor nero/ridicolo sottinteso che racchiude i due "cattivi", Blackbird e Richie (e Donna, che pur personaggio "cattivo" non è); notevolissime le descrizione d'ambiente. Sul podio, dialoghi. Fulminanti, perfetti, come vedersi lì ed agire.
Una bravura disarmante, e resta da vedere l'interpretazione - ammesso che esigenze di vendita del film non ne abbian fatto scempio - che di Blackbird ha dato Mickey Rourke (e che di Donna ha dato chi??? Rosario Dawson? Ma siamo impazziti? Forse qualche scempio c'è stato, sì), nel film che nel 2007 è uscito - quantomeno da noi - sotto silenzio, con la regia del John Madden post orrido Shakespeare in love. Sin City e The Wrestler dovevano ancora passare, forse, e Mickey Rourke era ancora dato per finito & bollito.
In ogni caso, detto azzeccato, come per Mr. Paradise, Freaky Deaky, parte di Cat Chaser (primi capitoli, poi la tension cala...) e A caro prezzo. Andrò controcorrente, ma i due Chili Palmer non mi eran piaciuti granché.
E fortunatamente me ne restano ancora un po'. Non come per John Fante...

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